18 Ottobre 2024

Notizie dal mondo del lavoro, previdenza e fisco

L’intelligenza artificiale va all’Università

I modelli algoritmici sono passati dai programmi di ricerca a quelli di studio.

Pochi giorni fa i premi Nobel della Fisica proprio a chi aveva studiato le reti neurali e i modelli di apprendimento, John Hopfield e Geoffrey Hinton.

Funzioni e algoritmi informatici applicati allo studio sono un bel salto in avanti: risorse per sviluppare i processi di apprendimento.

Come si legge sul Sole 24 ore “Università Cattolica, ChatGPT entra nel piano studi di Economia”.

La Cattolica ha introdotto l’applicazione algoritmica nel piano di studi di economia per l’anno accademico 2024/2025.

Così anche in Italia, un numero crescente di università offre corsi e master dedicati all’intelligenza artificiale. 

Sono parecchi i percorsi formativi che consentono agli studenti di apprendere nuove tecniche e discipline legate al machine learning (ML) coprendo gli ambiti dell’ingegneria e delle scienze.

Ma l’IA oltre alle discipline tecniche è integrata negli studi umanistici. Meglio preparare gli studenti italiani a un mercato del lavoro orientato verso la tecnologia.

Corsi di laurea in Intelligenza Artificiale

Le istituzioni accademiche hanno sviluppato corsi di studio che affrontano una vasta gamma di argomenti relativi all’intelligenza artificiale: gli insegnamenti sono centrati su competenze tecniche e sull’analisi critica delle implicazioni etiche e sociali legate all’IA.

Le piattaforme come ChatGPT utilizzano gli algoritmi per analizzare i livelli delle prestazioni modificandone il contenuto in base alle capacità di ognuno. 

In questo modo le singole esperienze di apprendimento vengono adattate alle esigenze individuali, favorendo la motivazione e la fiducia nello studio.

Con la capacità di fornire suggerimenti stilistici e di contenuto, l’Intelligenza Artificiale può aiutare gli studenti a correggere le bozze e a migliorare la qualità dei loro testi.

Rischi e opportunità

Tra le problematiche complesse c’è la tutela della privacy. Le istituzioni  devono assicurarsi che gli studenti siano consapevoli del corretto utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale per evitare rischi di divulgazione delle informazioni personali.

Nascono nuovi metodi di valutazione: tutti devono poter dimostrare le proprie competenze in maniera non replicabile tramite i mezzi automatici.

Già molti istituti stanno abbandonando gli esami tradizionali per lasciare spazio a metodi alternativi di valutazione più inclusivi per gli studenti. 

C’è il rischio, per molti insegnanti, di vedere svuotato il proprio ruolo di educatore.

L’IA viene infatti utilizzata anche per correggere compiti ed esami, soprattutto in corsi con un elevato numero di studenti.

Da un articolo di Ian Giovani della BBC dal titolo “AI can beat university students, study suggests”, si legge circa una ricerca fatta con lo scopo di verificare il risultato degli esami sostenuti con e senza IA.

Dalla ricerca è emerso “che gli studenti del terzo anno hanno comunque raggiunto risultati migliori senza utilizzo dell’intelligenza artificiale”. 

Secondo i ricercatori “questo è coerente con l’idea che l’attuale intelligenza artificiale non sia in grado di svolgere ragionamenti più astratti, tipici dell’intelletto umano”.

Anche il The Guardian “More than half of UK undergraduates say they use AI to help with essays di Richard Adams” ha condotto, all’inizio dell’anno, una ricerca sull’uso delle tecniche AI nelle scuole e nelle università. 

In particolare, da un sondaggio dell’Higher Education Policy Institute del Regno Unito riportato dal quotidiano britannico, è emerso che “circa il 53% degli studenti intervistati si serve dell’intelligenza artificiale per creare contenuti per i propri compiti accademici” 

Così pochi giorni fa i premi Nobel della Fisica 2024 sono andati proprio a chi allo studio e all’evoluzione dell’intelligenza Artificiale ha dato un contributo tutto speciale. 

John Hopfield e Geoffrey Hinton hanno usato gli strumenti della fisica per porre le basi dello sviluppo dell’apprendimento autonomo, quello usato dai computer. 

E proprio delle reti neurali e della capacità di imparare dalle macchine Hinton aveva avvertito del pericolo “ci saranno conseguenze paragonabili alla rivoluzione industriale”.

“È pericoloso che sfuggano al controllo”. E per dirlo, aveva lasciato Google. 

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